Per l’organizzazione ambientalista europea ci sono passi avanti; ma gli incentivi all’endotermico e all’endotermico usato sono un pessimo unicum in Europa.
“Vogliamo provare a guardare il bicchiere mezzo pieno, e c’è da riconoscere che i nuovi incentivi ripristinano un differenziale economico più efficace tra la mobilità a zero emissioni e quella inquinante: speriamo questo possa davvero sostenere l’elettrico e aiutare a decarbonizzare la nostra flotta nazionale, ormai tra le più vecchie e inquinanti in Europa. Per contro, il sostegno che l’Italia continua a garantire, con soldi pubblici, a mezzo obsoleti, inquinanti e dannosi per il clima è impossibile da giustificare”
Con queste parole Andrea Boraschi, direttore dell’ufficio italiano di Transport & Environment (T&E), ha commentato il nuovo schema di incentivi presentato oggi dal ministro Urso al tavolo automotive promosso dal governo.
Secondo l’organizzazione ambientalista indipendente europea, a fronte di un maggiore sostegno economico alla mobilità pulita permangono, in questa misura, alcune tra le vistose contraddizioni già rilevate negli incentivi degli scorsi anni.
In particolare, secondo T&E, l’Italia è parte di un esigua minoranza di Paesi europei (solo tre) che ancora garantiscono misure di sostegno alle auto endotermiche, ed è l’unico che premia con incentivi l’acquisto di veicoli che emettono fino a 135 grammi di CO2 per chilometro, altrove ritenuti inquinanti e disincentivati con specifiche misure fiscali. Ancor più deleterio, secondo T&E, l’incentivo annunciato dal governo per acquistare auto usate con emissioni fino a 160 gr CO2/km. Inoltre – sostiene l’organizzazione ambientalista – se questi incentivi avessero una seria impronta ambientale e buona lungimiranza industriale, non prevederebbero sostegni alle ibride plug-in (già abbandonati o mai previsti in molti altri Paesi europei) e rimodulerebbero i massimali di costo per i veicoli elettrici che possono godere degli incentivi. Infine, secondo T&E, la maggiorazione prevista per i redditi più bassi (ISEE inferiori ai 30mila euro) non è la politica più efficace per garantire l’accesso alla mobilità pulita alle fasce a basso reddito.
“L’impressione – conclude Boraschi – è che questi incentivi siano il frutto di una contrattazione a due, tra il governo e Stellantis, più che una vera politica nazionale. Se l’Italia vuole davvero diventare un Paese accogliente per la mobilità del futuro prossimo, decarbonizzando e garantendo crescita industriale, deve anche rivedere la fiscalità applicata all’auto, e in specie alle flotte aziendali; incentivare il consumo di elettricità rinnovabile nel sistema trasporti; investire meglio e più rapidamente nell’infrastruttura di ricarica; ragionare più seriamente di leasing sociale e guardare a tutta la catena di valore dell’elettrico, attraendo investimenti sull’intera economia della catena delle batterie”
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